COSENZA, 12 APRILE 1943: in ricordo dei ferrovieri MCL vittime del bombardamento Alleato

Una ricorrenza purtroppo dimenticata: incredibilmente dimenticata. Ne conserva la memoria il nostro Socio Onorario Fedele Sirianni, Responsabile Sistemi di Gestione della Sicurezza di Ferrovie della Calabria srl, anche attraverso il suo interessante articolo (e soprattutto la rarissima documentazione storica da lui preservata) che pubblichiamo di seguito. Indubbiamente l’Associazione Ferrovie in Calabria si farà portavoce dell’istanza lanciata da Fedele Sirianni affinché, per lo meno attraverso una targa affissa nella stazione di Ferrovie della Calabria di Cosenza Centro, venga conservata la memoria delle in totale 70 vittime cosentine, tra cui 6 ferrovieri delle allora Mediterranee Calabro Lucane, ovvero le “antenate” delle attuali Ferrovie della Calabria. 
Buona lettura!

STAZIONE FERROVIE MEDITERRANEE CALABRO LUCANE DI COSENZA -12 aprile 1943-
ONORE AI FERROVIERI-

12 aprile 1943, ore 17.50 circa, due treni , la cui composizione è già formata, sono in attesa della partenza: uno, alla diramazione della stazione di Pedace, si dirigerà verso Rogliano, l’altro verso S.Pietro in Guarano.
Entrambi raccolgono i pendolari del lavoro: studenti, operai, professionisti, impiegati.
Saranno cinque, sei, settecento persone che, terminata la giornata, ciascuno nei suoi pensieri, si accingono al sospirato ritorno ed al meritato riposo.
E’ l’ora incerta della giornata: le ombre non sono ancora vicine ed il giorno è ormai lontano,
E’ l’ora nella quale i raggi del sole smettono di pungere; l’ora in cui – come in un caleidoscopio- i colori si fondono, si confondono, si attenuano, si inteneriscono in dolcissime, struggenti dissolvenze.
Per dirla con le parole di un grande: “è l’ora che volge al desio ed ai naviganti intenerisce il core”.
All’improvviso un urlo lacerante strazia l’aria.
Sono le sirene che, con il loro sinistro linguaggio, informano della situazione, di possibile pericolo imminente, ricordano a tutti lo stato di guerra nel quale una ciurma di barbari dell’umanità ha trascinato il mondo intero.
Si, si, è vero, sapevano tutti di essere in guerra, ma, almeno fino a quel momento, questa si era consumata lontano.
Nessuno si era mai domandato per chi suonava la campana; né mai si erano posti il problema che quella campana avesse potuto suonare per loro.
E così, com’era da sempre accaduto, nessuno (ma proprio nessuno) si mosse per raggiungere il più vicino rifugio antiaereo ad un centinaio di metri dalla stazione.
E si che era proprio vicino la galleria, che congiunge la stazione di Cosenza a quella di Cosenza Casali, situata al disopra della confluenza dei due fiumi: il macilento Crati e lo storico Busento.
A un tratto si stagliò, sfrecciando nell’opale del cielo, una simmetricamente perfetta formazione di 20 “fortezze volanti” B-24 del 376th HBG Bombardment Group della Royal Air Force.
Naso in aria, occhi volti all’insù, ci si limitò ad additarsele l’un l’altro; a commentare il rombo cupo dei motori; a ripararsi, col palmo della mano, dagli accecanti bagliori delle rifrazioni dei raggi del sole che battevano contro il metallo lucente dei mostri volanti.
La curiosità aveva avuto la meglio sulla paura anche perché la formazione sorvolò Cosenza e si diresse verso Nord.
Pericolo scampato, dunque.
Ora bisognava far presto a prendere posto sui treni, già in ritardo sulla partenza, anche se non era suonato il cessato allarme.
Ormai i mostri erano andati.
Il capostazione era pronto a far trillare il suo fischietto; il capotreno a suonare la sua cornetta d’ottone; il macchinista ad azionare lo stridulo fischio della locomotiva con gli stantuffi sbuffanti.
Ma più veloce di tutti fu il ritorno delle formazione degli aerei.
Ed ancora più rapidi furono i quattro, cinque, sei filari di bombe che si stagliarono fra cielo e terra.
Il tempo di un batter di ciglia, del fremito d’ali di farfalla e fu il caos!
Boati, fuoco, fumo, polvere, urla di uomini e di sirene…la desertificazione.
Diversi ferrovieri avevano cercato riparo all’interno delle “latrine”, quelle che oggi chiamiamo servizi igienici, un gabbiotto in muratura a pochi metri dall’ufficio movmento.
Al suo posto ora c’era una fossa colma di corpi straziati dei quali fu difficile la conta ed impossibile il riconoscimento; una bomba lo aveva centrato con millimetrica scrupolosità.
Perirono; il Capo Stazione Dirigente di 2° classe Manzo Salvatore, l’Applicato di Stazione di 1° Classe Piane Mario, il Manovratore Occhiuto Salvatore, i Manovali Aiello Giuseppe, Azzinnaro Oronzo e Locanto Raffaele.
Restarono feriti i ferrovieri; il Capo Stazione Dirigente Principale De Lorenzo Andrea, il Capo Stazione Dirigente Gualtieri Ferdinando, gli scritturali Ordinari Volpintesta Vincenzo e Guerresi Otello, i Manovratori Le Piane Umberto e DE Cicco Pasquale, il Manovale di Movimento Giordano Alfredo, il Conduttore di Scorta Marano Donato, i Frenatori Muto Francesco e De Rose Mario, l’ Operaio Qualificato Longo Antonio, l’Aiuto Operaio Muto Pasquale, il Guidatore Automotrici Avolio Luigi.
Il Capo Stazione Principale De Lorenzo al quale il bombardamento aveva amputato di netto il braccio destro che egli diceva di sentirselo ancora e lo toccava, toccando il nulla.

Fedele Sirianni
Storico delle Ferrovie Mediterranee Calabro Lucane

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2 risposte

  1. Aiello Giuseppe ha detto:

    C’era mio padre Aiello Giuseppe che io non ho mai potuto conoscere

    • Roberta ha detto:

      Mi piacerebbe che mi raccontasse la sua storia. Può trovarmi su fb Roberta Fortino. Sono quella con la foto di me piccola in braccio a papà ☺️

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