Si ribalta bus Bova-Torino: qualche riflessione…

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E’ stato un finale d’anno non propriamente gradevole, per i 60 viaggiatori di un bus delle autolinee Federico, partito da Bova Marina e diretto a Torino, la notte tra il 30 ed il 31 dicembre scorso. Per motivi ancora da accertare, infatti, il mezzo si è ribaltato sulla autostrada A1 Milano-Napoli nei pressi di Anagni, attorno alle 4.30 del mattino: l’incidente, per fortuna, ha provocato “solo” alcuni feriti, in parte ricoverati in codice rosso, mentre tutti gli altri se la sono cavata con un grande spavento.
Già qualcuno si starà chiedendo: qual è lo scopo di questo articolo, firmato Associazione Ferrovie in Calabria? 
Una cosa sola è certa, e cioè quale NON è lo scopo di questo articolo: speculare su un grave incidente che ha provocato danni ad ignari viaggiatori, e che sicuramente non avrà fatto passare un bel momento all nota società calabrese di trasporto su strada. 
Lo scopo principale, invece, è quello di far riflettere i nostri lettori, ma soprattutto le istituzioni, la politica calabrese…e non solo. 
La nostra riflessione parte da un dato oggettivo, e cioè la sicurezza nell’ambito dei trasporti delle persone. I dati del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, parlano chiaro: purtroppo, ogni anno, sulle strade muoiono diverse migliaia di persone. Solo nel 2013, per esempio, è come se fosse sparito un paesino di 3.385 persone (dato Istat), che hanno perso la vita in incidenti stradali dove sono stati coinvolti veicoli di ogni genere. 
Al top della sicurezza, con un numero sempre più basso di incidenti e vittime, il trasporto aereo, seguito da quello ferroviario…che in Italia sfiora il primato proprio con la “concorrenza” aerea. La differenza con il trasporto su gomma, è abissale, sia per quanto riguarda il numero stesso di eventi incidentali, e sia – ovviamente – per quanto riguarda il numero di vittime e feriti. Nel campo del trasporto ferroviario, si tratta di risultati positivi che premiano anni di investimenti in nuove tecnologie per la sicurezza della circolazione dei treni (basti pensare alla rivoluzione iniziata più di un decennio fa, con il Sistema di Controllo Marcia Treno – SCMT e Sistema di Supporto alla Condotta – SSC), che hanno ridotto ai minimi termini le incidentalità provocate dall’errore umano. 
Ma anche tanti altri piccoli interventi per il monitoraggio e la difesa delle stesse infrastrutture ferroviarie dagli eventi di dissesto idrogeologico, come per esempio i pluviometri con annessi allarmi-pioggia installati a Favazzina (dove da anni esiste un movimento franoso latente che interessa anche la ferrovia Tirrenica), hanno reso il viaggio in treno centinaia di volte più sicuro rispetto a soli 20 anni fa! 
In Italia, quindi, dovrebbe essere un diritto di tutti poter viaggiare sul mezzo di trasporto pubblico più sicuro, o per lo meno, avere la possibilità di servirsene, raggiungendo la stazione ferroviaria (ma anche l’aeroporto) più vicina al luogo di residenza del potenziale utente. Un diritto che dovrebbe essere anche un dovere per chi ci governa, poichè ciò andrebbe, indirettamente, a beneficio delle casse statali sempre più oberate da spese sanitarie. Parlando di feriti (visto che i morti, purtroppo, gravano ben poco sui bilanci…), averne diverse migliaia in meno, significherebbe un notevole risparmio di costi sanitari per le regioni e quindi per tutto il sistema-Italia. E volendo spingerci oltre, pur rimanendo assolutamente nell’attualità, l’incremento del trasporto su strada…significa anche incremento dell’inquinamento, e quindi ancora una volta, aumento di malattie più o meno gravi nella popolazione: abbiamo avuto un inquietante esempio proprio in questi ultimi giorni, con l’emergenza smog in tutto il centro-nord Italia. 
Insomma, ridurre gli spostamenti su gomma al minimo indispensabile, limitatamente alle aree dove la ferrovia è assente, dovrebbe essere uno dei principali obiettivi di qualsiasi governo (regionale e nazionale), con un minimo di lungimiranza. Bene o male, in quasi tutta Italia, la strada (o meglio la ferrovia!) sembra sia stata tracciata, con un rilancio del trasporto su rotaia, non più soltanto sull’Alta Velocità, ma anche nell’ambito dei servizi dedicati ai pendolari su distanze medio/brevi. Anche il trasporto a media/lunga percorrenza “tradizionale”, fatto di treni InterCity ed InterCity Notte, per quanto fortemente ridimensionato rispetto agli anni scorsi, conosce oggi un momento di stabilità, come giusto che sia. 
Abbiamo però parlato di “quasi” tutta Italia. Quasi, perchè un intero versante di una regione, la Calabria, da un bel po’ di anni sembra abbia perso il diritto di spostarsi in treno sulle lunghe percorrenze. Ed inoltre, ha serie difficoltà anche nello spostarsi, in treno Regionale, verso quegli impianti dove i treni a lunga percorrenza invece circolano regolarmente: ci riferiamo, ovviamente, alla fascia Jonica, sempre più isolata non solo dal resto d’Italia…ma anche dal quel versante tirrenico che dista pochi km! 
Ed ecco quindi che, ovviamente, lo spazio lasciato vuoto dai treni a lunga percorrenza (rappresentati solo dall’InterCity 562/559 Reggio Calabria Centrale – Taranto e vv), viene occupato da decine e decine di autolinee che collegano con vari itinerari e corse bis/tris/quater, oltre 450 km di costa con tutto il resto d’Italia. Che strano: allora l’utenza, forse, non è poi così rarefatta, come ci venne detto ai tempi della soppressione dei treni notte per Milano, Torino e Roma! 
Basti pensare alla realtà che era rappresentata da Crotone, impianto che aveva addirittura attestati, fino al 2011, un InterCity diurno da/per Milano Centrale, ed un InterCity Notte (prolungato su Reggio Calabria via Jonica), con la stessa destinazione e vetture dirette da/per Torino Porta Nuova. 
. Solo fino all’anno precedente, esisteva anche un Espresso notturno per Roma Termini, ed un comodo InterCity diurno con la stessa destinazione. Giusto per fare un esempio a chi dice che questi treni “non li utilizzava nessuno” o che “in Calabria non ci sono più persone”, proponiamo la visione di questo video risalente al marzo 2011, con decine di viaggiatori alla stazione di Crotone, in attesa dell’InterCity Notte 782 (quel che rimaneva della mitica “Freccia del Levante) per Milano Centrale/Torino PN. Finita l’era di questi servizi, e negato il diritto a prendere un treno Regionale verso Lamezia Terme e Paola, da dove poter proseguire con un treno a lunga percorrenza, ecco quindi che tutta la Calabria Jonica si è spostata verso il trasporto su gomma a lunga/lunghissima percorrenza, che negli ultimi anni è ulteriormente lievitato. Siamo certi che, in tutta Italia, non esistono aree così vaste, dove tutto il trasporto “terrestre” è ormai appannaggio di decine di bus che ogni giorni partono per altrettante destinazioni. 
Dov’è finita la libertà di scelta? O meglio: dov’è finita la libertà di scegliere il mezzo di trasporto più sicuro per i propri viaggi? La nostra impressione è che ormai migliaia di calabresi jonici siano stati “costretti” a servirsi del trasporto su strada per le lunghe percorrenze, in quanto gli è stato impedito di servirsi di quello su rotaia e addirittura di quello aereo. 
In una Regione “normale”, subito dopo la soppressione dei treni notturni e diurni a lunghissima percorrenza, che in alcune loro forme appaiono sicuramente anacronistici, si sarebbe puntato immediatamente al rilancio del trasporto regionale ed alla creazione di hub di interscambio con i treni LP ad altà velocità e “tradizionali”. Ma non solo: un territorio come quello Jonico, che possiede un bacino d’utenza che sfiora il milione di abitanti, avrebbe meritato come minimo il mantenimento di un collegamento notturno e diurno con la Capitale. Collegare direttamente Crotone, così come Catanzaro (capoluogo di Regione!) o Locri o Corigliano Calabro con Roma Termini, dovrebbe essere un diritto sacrosanto: è inaccettabile che nel 2016 quello che dovrebbe essere la normalità, continui ad apparire come un ricordo dei “bei tempi che furono”. Limitatamente al periodo estivo, vista la forte vocazione turistica del territorio in questione, sarebbe in realtà stato utilissimo anche il mantenimento di treni diretti da/per il Nord Italia, che nei mesi di giugno, luglio ed agosto, erano praticamente presi d’assalto: ancora oggi, dopo anni, ci si chiede cosa abbia provocato un calo così marcato (e slegato dalla crisi economica) dei flussi turistici in centri come Soverato. La risposta è scontata…  
E tutto ciò fa ancora più rabbia se pensiamo che il ripristino di treni a lunga percorrenza con materiale rotabile adeguato (l’IC Reggio-Taranto circola con vetture del Trasporto Regionale), in realtà già previsto sulla linea Jonica, è bloccato soltanto da un mancato adeguamento dei sistemi di controllo porte sui locomotori diesel D445, da parte di Trenitalia. In breve, per la prima volta nella storia, ci sono i fondi ministeriali per ripristinare i treni…ma non le locomotive per trainarli! 
Con buona pace per la libertà di scelta. Garantita ovunque, ma non in Calabria Jonica. 

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Stazione affollata

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