Maltempo estremo e ritardi infiniti: ci dovremo abituare, ma…

 

Una situazione come quella accaduta tra il pomeriggio di ieri e le prime ore di questa mattina, probabilmente non si ricorda a memoria di calabrese: a causa di un’ondata di maltempo dai connotati più simili a quelli di un uragano che a quelli di una normalità meteorologica (ormai sempre più un ricordo lontano), la circolazione dei treni sulla Ferrovia Tirrenica Meridionale è andata in tilt. Treni Intercity e Frecciargento partiti da Roma Termini e che dovevano raggiungere la Calabria in serata, sono arrivati a destinazione praticamente questa mattina, con il Frecciargento 8353 Roma Termini – Reggio Calabria Centrale che ha accumulato un ritardo record di 675 minuti (parliamo di oltre 11 ore!). Ritardo così elevato che questa mattina è stato soppresso anche il corrispondente Frecciargento 8352 Reggio Calabria Centrale – Roma Termini per mancanza del materiale rotabile, ed i viaggiatori spostati sull’IC 552 sullo stesso percorso. Intercity 552 anch’esso partito in ritardo, a causa della ritardata disponibilità del materiale rotabile, giunto all’alba da Roma Termini con l’IC 553 in senso opposto. 
Ma cosa ha generato, nel dettaglio, tutto questo incredibile caos? Da quanto comunica Trenitalia, che annuncia anche il rimborso integrale del biglietto a tutti i malcapitati in viaggio nella giornata di ieri sulla Roma – Reggio Calabria, si sono verificati numerosi problemi in contemporanea. Il primo, pare il più grave, è stato un incendio generatosi lungo la sede ferroviaria tra Sapri e Policastro, che alimentato dal forte vento ha provocato danni agli impianti di circolazione. Ma in ogni caso, anche se le fiamme non avessero danneggiato gli impianti, per ovvi motivi i convogli non potevano certo circolare con le fiamme fin sui binari. Tutti gli altri disagi sono stati causati invece dal fortissimo vento tra Sapri e Paola, con alberi finiti sui binari e che in molti punti hanno abbattuto la linea elettrica di alimentazione dei treni. Ai viaggiatori rimasti bloccati per ore sui treni, sono stati forniti kit con beni di prima necessità, e appena è stato possibile, Trenitalia ha messo a disposizione circa 40 autobus sostituitivi per portare a destinazione parte dei viaggiatori. 
Ed ecco che questa mattina, immediato, è partito il solito sciacallaggio politico/mediatico atto a creare ancora più rabbia e frustrazione tra i cittadini: esattamente il contrario di quello che servirebbe, cioè prendere coscienza che nell’immediato futuro, purtroppo, questi fenomeni meteorologici anomali andranno a peggiorare sempre di più (e ciò lo si nota addirittura di mese in mese, da qualche anno a questa parte), cercare di trovare soluzioni intelligenti per tamponare queste situazioni estreme nell’ambito dei trasporti, ma soprattutto trovare soluzioni tecniche e di sicurezza per ridurre il numero di vittime causate dal maltempo estremo. Nel 2019, però, è sicuramente più comodo far scoppiare ogni giorno una nuova caccia alle streghe, che mettersi a ragionare formulando proposte da mandare avanti negli ambienti tecnici e politici per migliorare la qualità della nostra vita in un mondo che, in primis per causa umana, non sarà più come quello di qualche decennio fa. I pugni vanno battuti sui tavoli preposti, avendo dietro idee e proposte migliorative, altrimenti sarà sempre di più tempo perso ed illusione per una società – peraltro sempre meno pensante ed istruita – che ogni giorno di più diventa “arrabbiata” senza neanche sapere con chi, o al massimo con il politico o Ministro di turno. 

Polemiche a parte, ecco quello che proponiamo noi di Associazione Ferrovie in Calabria, da anni osservatori e studiosi del trasporto su rotaia in primis calabrese, senza dimenticare che la nostra associazione annovera anche persone che nel mondo delle ferrovie ci lavorano. 
Primo punto: per centinaia di km, la sede ferroviaria, sia sul versante Tirrenico che su quello Jonico, è affiancata a pochissimi metri da vere e proprie selve. Canneti, alberi cresciuti senza alcun controllo, arbusti, senza dimenticare recinzioni e discariche abusive, imbarcazioni abbandonate lungo i binari. E potremmo continuare con un elenco lunghissimo. Il primo dei problemi è proprio questo: l’abbandono quasi totale delle aree immediatamente adiacenti ai binari, peraltro appartenenti a Rete Ferroviaria Italiana. Se i disboscamenti e le pulizie avvengono, passano spesso anni tra di esse. E con i fenomeni meteorologici sempre più catastrofici in corso, anche un semplice albero di acacia che viene spezzato dal vento, abbatte in un batter d’occhio metri e metri di linea elettrica di alimentazione dei treni. E, ovviamente, la presenza di arbusti, erbe e piante in stato di abbandono lungo i binari e nelle stazioni, è un perfetto innesco anche per catastrofici incendi. Non dimentichiamo, per esempio, l’incendio avvenuto qualche estate fa nei pressi del Posto di Movimento di Torchiara, tra Battipaglia e Sapri, che ha distrutto l’intero impianto ferroviario. Qualcuno critica i divieti di utilizzo dei diserbanti, ma vogliamo ricordare che, anche utilizzandoli, le piante e gli arbusti secchi vanno poi rimossi! Quante volte viene fatto ciò, lungo tutta la rete ferroviaria nazionale (Alta Velocità a parte?). In ogni caso, il primo dei problemi da eliminare alla radice (è proprio il caso di dirlo), è quello degli alberi ed arbusti molto alti, a pochi metri dai binari. Quanti disservizi si sarebbero potuti evitare, anche di minore rilievo rispetto a quelli delle scorse ore, se la sede ferroviaria non fosse invasa da vegetazioni di alto fusto? Probabilmente centinaia.
Esempio semplicissimo, vedasi foto in basso: sulla Ferrovia Jonica, all’imbocco sud della galleria di Soverato, cresce indisturbato da anni un enorme albero di fico. E’ stata da noi segnalata più volte la sua presenza ad RFI, ma invano. E’ ancora lì, pronto a cadere esattamente sui binari, venendo poi colpito dal primo convoglio in transito, al quale si romperanno le condotte dell’aria dell’impianto frenante, e rimarrà bloccato sul posto in attesa di essere recuperato da un locomotore di soccorso. Un copione già visto e rivisto, con il quale ci colleghiamo al secondo punto.

Secondo punto: soccorso ai treni bloccati da mancanza di alimentazione elettrica. Fino a circa 20 anni fa, decine di locomotori diesel erano dislocati nelle principali stazioni ferroviarie italiane e nei principali nodi. In Calabria la presenza di locomotori diesel, anche a disposizione di eventuali soccorsi in linea, era la norma a Paola, Lamezia Terme Centrale e Rosarno, così come anche a Sapri e Salerno, nelle immediate vicinanze della nostra regione. Oggi, i locomotori diesel D445, in Calabria, bastano per miracolo a garantire l’effettuazione dei due treni Intercity tra Reggio Calabria Centrale e Taranto. Non parliamo poi dell’assurda e paventata soppressione del Carro Soccorso a Paola. 
Ma nel resto d’Italia le cose non vanno di certo meglio. Quanti disagi in meno avrebbero patito i viaggiatori, se i treni rimasti senza alimentazione, invece di rimanere abbandonati a Capo Bonifati, fossero stati recuperati da locomotori diesel e trainati fino a destinazione, o per lo meno fin dove l’alimentazione elettrica era ancora attiva? 
Sono ormai lontanissimi i tempi in cui si potevano ammirare pesantissime composizioni di treni notturni trainati da doppie trazioni di locomotori diesel con locomotore elettrico inattivo al seguito, a causa di problemi ai sistemi di trazione elettrica. Treni che arrivavano almeno a destinazione, senza bus sostitutivi (che spesso si bloccano per danni alla viabilità stradale) e non per forza con ritardi biblici. Spesso è proprio quello che ingiustamente si ritiene “il passato”, a venirci incontro. Per fare un esempio, fa sorridere pensare che oggi, con metri di neve e condizioni climatiche a dir poco mostruose, l’unico treno che in Calabria non ha avuto problemi di circolazione, è stato quello della Sila, trainato dalla vaporiera FCL.353 del 1926, e carico di turisti felici e contenti! 
Probabilmente bisognerebbe investire nell’acquisto di nuovi locomotori diesel, nell’incremento del parco macchine e ripristino delle locomotive di soccorso poste in stazioni strategiche. Ci verrebbe anche da pensare che, forse, non dovrebbero neanche essere le singole imprese di trasporto ad occuparsene di ciò, ma lo stesso gestore della rete: è chiaro che se un albero lungo i binari abbatte la linea elettrica, “le colpe” sono forse più di Rete Ferroviaria Italiana che di Trenitalia. Dovrebbe essere quindi premura di RFI inviare un locomotore di soccorso e portare a destinazione i convogli, a prescindere se si tratti di un Frecciargento di Trenitalia, un Italo di NTV o un treno viaggiatori di altra impresa ferroviaria che PAGA un pedaggio per circolare sulla rete ferroviaria nazionale. Ma si tratta solo di nostre opinioni e valutazioni.
Stendiamo poi un velo pietoso sugli itinerari alternativi: in Calabria la Ferrovia Jonica per decenni ha di fatto messo in salvo la circolazione ferroviaria tirrenica e con la Sicilia, attraverso l’instradamento dei treni a lunga percorrenza su questo corridoio. Oggi tutto ciò, sempre per carenza di locomotori diesel (ma anche per totale eliminazione dei presidi di manovra in molte stazioni strategiche), non è più possibile. In questo caso però, per fortuna, con l’elettrificazione della tratta Sibari – Catanzaro Lido – Lamezia Terme Centrale, finalmente la Ferrovia Jonica tornerà ad essere un valido itinerario alternativo, seppur riteniamo che per adempiere totalmente a questo compito, non sia più rimandabile l’elettrificazione della tratta Catanzaro Lido – Melito di Porto Salvo. 
Terzo punto: alluvioni. Nel 2019, le canalizzazioni per lo smaltimento delle acque piovane ed anche gli alvei di molti fiumi (spesso ristretti per causa umana, peraltro), non sono più adeguati. E’ chiaro, e prevedibile, che ogni anno, e più volte all’anno, strade e ferrovie vengano devastate dalle alluvioni. Andrà sempre peggio, inutile lamentarsi e scrivere comunicati “sull’abbandono e sull’indignazione” se non si interviene in modo massiccio nell’allargamento, e soprattutto nella costante pulizia di tombini e canalizzazioni. Probabilmente il Ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, attento alla manutenzione dell’esistente, dovrebbe far avviare una storica campagna proprio sul contrasto e contenimento dei fenomeni alluvionali. Altrimenti disagi, e purtroppo anche morti, se ne conteranno ogni anno di più. 
Quarto punto: assistenza ai viaggiatori. Probabilmente, in casi di fenomeni meteo estremi, non può essere demandata esclusivamente a Trenitalia, o altre imprese di trasporto. Dovrebbe esistere (o forse già esiste?) un protocollo specifico per un pronto intervento della Protezione Civile e delle Forze dell’Ordine, per l’assistenza sui treni ad un numero di persone che, in quanto trasporto collettivo, è di diverse migliaia! Lasciare abbandonate migliaia di persone su un treno al buio, e senza informazioni (quelle sì le dovrebbe dare Trenitalia o altra impresa di trasporto), è degno solo del Terzo Mondo. E’ come abbandonare a se stessa un’intera cittadina!
Ma probabilmente tutte queste riflessioni, come quasi sempre accade, cadranno nel nulla: nel 2019, probabilmente, sarà molto più letto un articolo in cui il primo che si alza dalla sedia inveirà contro Trenitalia, contro ferrovieri, contro Ministri, politici di ogni genere, magari anche contro la stessa unità d’Italia. Tutto, ma rigorosamente senza la minima analisi e senza impegnare mezzo neurone per pensare a come risolvere i problemi. Ormai è passato anche di moda “quando c’era Lui i treni arrivavano in orario”: il Nuovo Medioevo della società italiana rischia di essere peggiore anche degli anni bui del Fascismo!

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